MIRKO CONFALONIERA

  1. TORINO E' LA MIA CITTA'
    Torino-Venaria 2-1

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    TORINO E' LA MIA CITTA'
    By Liutprando il 28 April 2015
     
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    Una mia amica di Torino mi ha scritto chiedendomi di raccontare a modo mio la giornata del Derby della Mole. Così l'ho accontentata. Non l'ho vista allo stadio la partita, perché non sono riuscito a trovare il biglietto. L'Olimpico era esaurito in ogni settore già da diversi giorni. A loro, alle zebre, hanno dato solo il piccolo settorino ospite, perché tali sono, e tali resteranno quando giocano in questa città; e nel pre-partita forse l'hanno capito che a Torino saranno sempre ospiti e non graditi... sapete, tante cose: gli Agnelli, Marchionne, i licenziamenti, gli sfruttamenti, i referendum truccati... non sembra, ma i torinesi non dimenticano......... E a Torino, Toro-giuve non sarà mai una partita come le altre, per cui gli eventuali bla-bla-bla scriveteli per la Domenica Sportiva, a me non è il caso che diciate nulla. Passeggio ugualmente sotto la Curva Maratona due ore prima del fischio di inizio. Dalla stazione di Lingotto fino a corso Sebastopoli vedo solo gente di ogni età con sciarpe e magliette del Toro. Fuori dai balconi, sulle vetrate dei bar, nelle auto parcheggiate ai bordi strada..... Ho letto da qualche parte su internet (ovviamente) qualche spiritoso zebrato, ma convito di ciò, che scriveva "turin l'è biancunera....". Mi domando in quale film di fantascienza... Non trovo risposta, per cui mi dirigo in via Filadelfia dove c'è il bar Sweet, noto ritrovo degli ultras granata e noto locale filo-torinista; ma trovare un baretto fra corso Unione Sovietica e via Giordano Bruno che non lo sia è davvero un'impresa eccezionale. Manca un'ora abbondante, i solerti uomini delle forze dell'ordine circondano tutte le viette che conducono verso il settore ospite dove ci sono i tifosi di Venaria Reale F.C., io ho già in corpo un paio di birre e una insolita voglia di trovare l'introvabile. Dai, ci sarà qualcosa di bianconero in questa città. Loro dicono di essere la squadra di Torino, c'hanno il simbolo di un toro (o di un bue?) bianconero sullo stemma, giuro e mi prometto che appena trovo uno zebrato gli stringo la mano. Macché. Non so quanti bar giro. Oh, non ce ne fosse uno che entri dentro e c'è o una sciarpa granata appesa dietro le bottiglie di super-acolici, o una bandiera del Toro in bella vista in vetrina o dei tipi che parlano di Quaglierella, di Ventura, di derby di venti anni fa, di quest'anno che è la volta buona, della storica impresa di Bilbao, di come non meritavamo di uscire contro lo Zenit, e di come sarà dura tornare in Europa League! Mi arrendo sconsolato fra sorsi di fernet e caffè, e mi dirigo verso i ruderi del vecchio Fila(delfia). Baretto piccolo lo Sweet, ma dentro sembra di essere in Curva. Diffidati, daspati, gente senza biglietto. Ordino una birra da 0.66 e due panini. Mi fumo una sigaretta e dall'altra parte della strada ammiro il nostro sacro tempio Filadelfia, lasciato ormai a decadere senza pietà. Finalmente uno striscione appeso in alto che recita la parola "Juve".......... ma poi anche quella: "merda". Niente da fare. Lo juventino torinese è davvero un'utopia irrealizzabile come i miei sogni di migrare in Est Europa. Inizia la partita. Cori, salti, poghi. Impossibile non lasciarsi trascinare. Ovunque guardo c'è qualcosa che ricorda che Torino è stata e resterà di un colore solo. Foto del Grande Torino. Foto della squadra che vinse lo scudetto nel 1976. Foto autografate di capitan Glik, Maxi Lopez e altri... Il gol di Pirlo ci gela. Gazzi ha appena fatto una cazzata di quelle che meritano di entrare nella storia della sfiga del tifo torinese. Ma come kappa fai a regalare un fallo così alle Zebre in una posizione tale che quel barbuto che recita in TV lo spot di un deodorante (o una cosa del genere) figurati se non te la mette da lì? E infatti è così. Loro in vantaggio e noi sotto. Normale. Copione regolare da vent'anni a questa parte. Ah!, vi ho detto dell'ultima volta che abbiamo vinto? Era il 1995, io facevo ancora le scuole superiori, a Pavia ci andavo in treno, la patente ce l'avevo da pochi mesi, ma non possedevo ancora una macchina, a parte prendere in prestito nei sabati sera la mitica vecchia Fiat 127 di mio nonno, buon anima. Una vita fa. Poi VENTI ANNI, sottolineo venti, di sconfitte, umiliazioni, retrocessioni, sfottò di malefici amici gobbi (e sottolineo GOBBI!), storie con tipe juventine che quasi quasi con dolce tenerezza mi facevano capire che di me avevano più pena che vera rivalità. Gol di Pirlo: e tutti questi venti anni che mi passano buffamente davanti agli occhi. Va bene. Ordino un fernet, e doppio. Stavolta c'è qualcosa, qualcosa di diverso. Non so, saranno i miei quasi quarant'anni, i miei primi capelli bianchi in testa, il mio biglietto aereo per la Russia di sabato pomeriggio... Non so, qualcosa che mi dice che stavolta finirà diversamente. Infatti, allo scadere del primo tempo, quando le Zebre sono già convinte (e glielo si legge in faccia) che "toh, abbiamo vinto un'altro derby...", un tale Matteo Darmian in area avversaria si inventa uno stop lungo, strano, assurdo, una parabola che passa indisturbata davanti a tutti per ripiombare sul suo piede e con foga e violenza essere calciata in porta. Gol. 1-1. Una goduria indescrivibile. Totalmente indescrivibile. Al gol di Darmian, quello dell'1-1, quello momentaneo del pareggio, quello che ci ha fatto andare negli spogliatoi con la vocina silenziosa che ci sussurrava piano piano: "la vinciamo", non so quanti metri di spazio ho percorso senza toccare terra col piede. Ero dietro, parecchio indietro, più o meno vicino al bancone, e in pochi secondi mi sono trovato sotto lo schermo abbracciato ad un tipo che manco sapevo chi fosse, mentre tutti intorno cantavano, saltavano, imprecavano, gioivano. Credetemi, per noi, già segnare e fare un gol alla Vecchia Signora è stata una figata pazzesca. Ma la figata pazzesca è stata nel secondo tempo. Loro che prendevano pali, e pali, e parate allucinanti di Padelli e noi che gliene facciamo un altro! Quagliarella. Al posto giusto, al momento giusto, sotto la Curva Maratona. Un eccidio della razionalità. Un abbandono alla pura e semplice follia. 2-1. Stiamo vincendo contro la Juve, il nostro Male Maggiore. No, non ce n'è. Per un torinese la Juve è l'emblema di ogni male. Piove? è colpa della juve. Una tipa mi ha dato un due di picche? è colpa della juve. C'è coda in tangenziale? è colpa della juve. Qualsiasi cosa nella vita va male, è colpa della juve... Cioè, fatemi capire: non vinciamo un derby da vent'anni e ora stiamo vincendo due a uno contro i nostri peggiori nemici? E' così... Iniziano i venti minuti più lunghi della mia vita. Io mi aspetto un gol subito, un rigore, un'ingiustizia, una qualsiasi cosa, perché se sei un tifoso del Toro da quarant'anni come me, un qualcosa te lo aspetti. Noi siamo destinati a soffrire, soffrire, soffrire, e mai una gioia ci può essere concessa. Figuriamoci contro la Juventus della Famiglia Agnelli!!! Ma stiamo scherzando? Come minimo ora ci rimonteranno e ci rimanderanno nel mondo dei ricordi di quando cinque scudi di fila li vinceva un'altra squadra di Torino, quella invincibile e leggendaria che solo il Fato riuscì a battere uno sciagurato pomeriggio di maggio di 66 anni fa...... Vincere, gioire, festeggiare.... non è da Toro. E non lo è nemmeno oggi. Io credo, anzi ne sono certo, che tutti quelli assieme a me sotto-sotto sanno questa cosa. Anche quelli che a cinque minuti dalla fine intonano cori sul Toro, sulla mamma di Vidal che fa un mestiere che non si può dire, su che noi siamo più tosti, su che noi cazzo meriteremmo 'sta cosa dopo un quinto di secolo. Io lo so: anche loro nel profondo ne sono certi. Siamo del Toro: è solo questione di tempo. La mazzata è nell'aria, è destino che dobbiamo subire, incazzarci e passare l'ennesima domenica sera da tifosi depressi e frustrati che non vinceranno mai niente. Nella vita, così come in questa stupida partita di pallone! Allora mi siedo e guardo solo il cronometro che scorre così lento che mi dà l'impressione che un branco di tartarughe ci metta meno tempo ad attraversare il ponte sul fiume Po all'altezza degli ex Murazzi. Però, quando loro sbagliano l'impossibile, quando vedo i loro volti stralunati, allibiti, increduli, delusi, disillusi, scazzati, allora un'altra vocina prende piede nella mia testa. E' una vocina che è rimasta lì, da tanto tempo, da quella domenica di venti anni fa, dal vecchio circolo della Pro Loco di Castelletto, davanti a una televisione e ai gol di Rizzitelli e Anglomà; e questa vocina mi sussurra: "guarda che questa volta è la volta buona...". Arriva il 90simo, così come i minuti 91, 92, 93 e poi 94. Il mondo si ferma, così come il tempo, e Torino diventa... chissà cosa, una clessidra forse, o meglio ancora un album di vecchie foto in bianco e nero sbiadite dal tempo. Le partite in Coppa Uefa negli anni '80. Le differite sulla RAI e io mi che svegliavo di nascosto per vedere in TV la mia squadra del cuore. Una finale meritatissima che solo un palo e una trasferta ci hanno negato di avere lì, come tutti i grandi club, una cazzo di Coppa da mettere in mostra. Ricordi. Ricordi. Ricordi. Tempo passato. Ma oggi è il 2015 e noi stiamo per vincere... Pochi secondi alla fine. Mi ricordo solo che neanche un minuto dopo, appena oltre il triplice fischio finale, sono sotto lo schermo a ballare e a urlare come un pazzo. Continuo a guardare la scritta sovrimpressa: Torino 2 - zebre 1. Sembra un sogno. Uno di quelli che fai ad occhi aperti e che tanto sai che non si avvereranno mai. Eppure, è molto realistico stavolta. Fuori tanti ragazzi escono in strada. Qualcuno accede dei fumogeni, qualcun altro intona dei cori. Forse sono morto, e questo è il paradiso dei tifosi che non hanno mai vinto nulla. Allora mi incammino verso lo stadio. Incrocio i primi tifosi che escono e le prime auto con bandiere e sciarpe fuori dai finestrini che partono verso il centro. Il chiasso in corso Unione Sovietica è come quello di una vittoria di una Champions League. Noi non abbiamo vinto un Champions League e forse non la vinceremo mai. Ma abbiamo appena battuto quello che per noi è il nemico numero uno, l'origine di ogni male: dal calcio, alla politica, alla sfera esistenziale. Alla fermata del tram numero 4 qualcuno sussurra che forse c'è sciopero o che forse la linea è stata deviata. Così mi incammino a piedi verso il centro. Come fioretto ci sta. Ho vinto un derby dopo vent'anni, e farmela a piedi è il minimo. Auto, auto, caroselli di auto che suonano clacson e trombe, gente che si sporge dai finestrini e urla cose indicibili, bandiere granata che sventolano o restano appese sopra la mia testa da balconi o finestre. Passanti che mi incrociano e mi salutano. Un barista che si affaccia e mi fa segno di Vittoria con la mano. Un uomo che porta a spasso il cane e che mi fa: "Era ora!". Un ragazzo coi capelli rasta che mi sorpassa in bici e mi urla: "Forza Toro!" con tutto il fiato che penso abbia avuto nei polmoni. Passo Porta Nuova e arrivo in piazza San Carlo. Cortei in via Roma. A San Carlo un drappello di tifosi fra i portici sta cantando di ogni. Bandiere, cori, canzoni per il Toro e su una presunta pratica sessuale che le zebre amano fare "a tutta quanta la famiglia Agnelli". Inizia a piovere, ma io non mi sposto. Meglio l'acqua che altri vent'anni senza vincere contro quelli là. Passano Maxi Lopez e Martinez ed è il delirio totale. Sembra la festa promozione di tre anni fa. Una serie B durata una vita, una delle tante, un Toro-Modena 2-0 sotto la pioggia e poi tutti in piazza Castello a far festa. Oggi come allora. Uomini, donne, ragazzi, bambini. Ripiego verso Porta Nuova e prendo al volo il primo treno per la Longobardia. Sono bagnato, infradiciato, inzuppato, ma quello che ho dentro non riesco ancora a descriverlo. Guardo fuori dal finestrino, ma vanamente riesco a trovare barlumi di raziocinio in quella che è stata una giornata di ricordi e adrenalina. Poi, verso Asti, la svolta: un raggio di sole irrompe nel cielo nuvoloso del Piemonte. Allora lo penso, e lo penso davvero. Penso alla giornata di oggi, a tutto quanto, ma soprattutto a che ce l'abbiamo fatta. Abbiamo battuto le zebre, abbiamo vinto un derby dopo vent'anni, siamo a due punti dall'Europa League. Ma il mio pensiero, come il diretto su cui viaggio, corre veloce verso una direzione sola. Se una squadra come il Toro può battere le zebre, campioni di Italia e squadra ad oggi indiscutibilmente più forte, allora c'è davvero speranza. Per tutto. Per tutti. Allora non tutto è scritto. Non tutto è scontato. Se il Torino batte la Juve forse chiunque può battere qualsiasi cosa. Forse, un giorno, magari, anche io riuscirò a vincere qualcosa in questa grande partita infinita chiamata vita. Forse. Un giorno.... Questo significa tifare TORO e nel mio piccolo io ne sono orgoglioso. E tanto. Oggi, come quarant'anni fa.....

    Edited by Liutprando - 28/4/2015, 17:26
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