MIRKO CONFALONIERA

  1. IO-NON-VIAGGIO-IN-AUTOSTRADA!
    Puglia-Lombardia in strade statali

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    THIS IS APULIA
    By Liutprando il 14 Jan. 2015
     
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    #‎ioNONviaggioinautostrada‬!

    IO NON VIAGGIO IN AUTOSTRADA PERCHE':
    - le autostrade dovrebbero essere gratuite, come in Germania e in gran parte dell'Est Europa, e non a pedaggio ultra-caro e con un confort decisamente basso;
    - i prezzi dei carburanti in autostrada sono molto più alti;
    - i prezzi dei viveri in autogrill sono molto più alti;
    - le autostrade italiane sono gestite male, spesso colpite da cantieri interminabili, di conseguenza code e rallentamenti infiniti, e in caso di incidenti si resta imbottigliati per ore ed ore senza via di scampo;
    - le autostrade sono asettiche e aliene, collegano solo due punti di una cartina geografica; le strade statali e provinciali, invece, attraversano la VERA italia fatta di città, paesi, culture, tradizioni, dialetti, folklore....
    IO NON VIAGGIO IN AUTOSTRADA! E TU? ;-)


    1. Incidenti sull'A14, code e rallentamenti, ore e ore e carreggiate chiuse, chiacchiere e autogrill, freddo, buio e chilometri, capricci dell'auto e statale 16 da Termoli. Luci lontane del Gargano, cumuli di neve ai bordi delle strade, ghiaccio, stelle, luna, Tu, tuoi sms... Puglia mai spasimata e raggiunta come un'utopia come oggi: 13 ore di viaggio, fame, sonno, stanchezza, mal di pancia e cellulare scarico... Ma ne vale sempre la pena. Un altro inverno in Puglia. Ancora. Ore 4:25, Sud-Est d'Italia

    2. SAN FERDINANDO DI PUGLIA (BT) - Domenica, giornata uggiosa, umida e piovosa. Molto meglio una "uascezz" fra amici, una bella mangiata e buon vino pugliese. Ed ecco una tipica serata invernale nel Nord-Barese: partite a carte (Picuzzo, "31" e "101" i giochi più diffusi - si gioca con le carte napoletane, nda), e qualche alcolico per scaldare la nottata, fredda, ruvida e malinconica.

    3. TRANI (BT) - Freddo e lungomare. Una luna piena in cielo, la Cattedrale illuminata, il vento forte dal mare. E volano le onde, i gabbiani, gli alberi delle barche ormeggiate, il ricordo di un'estate. In un pub del centro si beve birra, si masticano chiacchiere e parole, sulla vita, sull'adolescenza fuggita, sugli amori che verrano e quelli che vorremmo. Qua, vicino a noi. Trani, di notte.

    4. MARGHERITA DI SAVOIA (BT) - La spiaggia pugliese d'inverno è un freddo deserto. Ciuffi di schiuma che rotolano sulla sabbia bagnata, tronchi scheletrici come carcasse di defunte estati, sole gelido che non scalda manco a pregarlo e una brezza marina più fredda di un vento dell'Est. Uomini e donne che corrono, lo scroscio delle onde come una nenia antica, si vede in lontananza il porto d Barletta in tutto il suo meccanico splendore. Gabbiani che galleggiano sul mare, stranamente calmo come uno stagno. Seduto sulla riva, deposto in una immensa spiaggia, leggo Joe R. Lansdale, penso all'Albania di fronte a me, ai viaggi estivi e a quelli in tutto il resto del mondo. Passa una coppia, mentre il sole lentamente si abbassa all'orizzonte e fra poco tingerà di rosa tutto quanto attorno: l'acqua, il cielo, la terra. Si accenderanno le luci lontane del Gargano, voleranno sospese in mezzo alle stelle di un sabato notte che non vorrà finire mai. E tutta la costa, da Vieste al Salento, sarà un'unica città incantata, di alti castelli e strette viuzze, raccontata in qualche favola senza storia né tempo. Si ballerà, si berrà e si brinderà a questa parte di mondo dove soffia il vento, il ricordo di un'estate, l'odore di sesso, di sale, di uliveti, e si sentono indistintamente musiche pizzicate, parole straziate in dialetti locali, grida di bimbi festanti, e soffusi e nascosti gemiti di amanti perduti. Salutate la "California d'Italia"!

    5. BISCEGLIE (BT) - Bisceglie è l'ultima cittadina verso sud della provincia B.A.T., prima del confine con quella di Bari, anche se, per evidenti affinità storiche, architettoniche, dialettali e culturali, tutta l'intera zona viene chiamata "Nord Barese". In auto si può arrivare fino all'antico porto, dove un elegante lungomare segna l'inizio del centro storico. Da qui un labirinto di dedali e viuzze strette mi accompagna in una dimensione davvero parallela. Passeggiare nel silenzio dei vicoletti di Bisceglie è come fare un passo indietro nel tempo di almeno qualche secolo. Le luci, le ombre e le atmosfere sono davvero magiche. E' bellissimo perdersi alla ricerca dei tanti gioielli di romanico pugliese, tipo la Concattedrale di San Pietro, che trovo quasi giocosamente per caso sbucando da uno dei tanti vietti. Da vedere, assolutamente, anche la Abbazia di Sant'Adoeno, che è l'edificio religioso più antico della città. Appena fuori le mura si apre una piazza squadrata dove campeggia l'imponente Castello. Ancora più strette e caratteristiche viuzzine (dove incrociando un "uagliò" locale per passare dobbiamo stringerci contro i muri) mi riportano alla zona portuale. Limitare la visita di Bisceglie solo al suo incantevole centro storico, tuttavia, sarebbe un grosso errore. La città è famosa per i suoi antichissimi Dolmen, risalenti all'Età del Bronzo. I Dolmen sono tombe preistoriche (quello più famoso è quello di Stonehenge in G.B....) ed uno dei meglio conservati in tutto il mondo è quello "della Chianca" nella periferia biscegliese. Si abbandona la città percorrendo la s.p. 86 in direzione di Ruvo e si arriva nei pressi dell'autostrada A14 Bologna-Taranto. Immerso in una fitta e ricca area di uliveti, raggiungerlo e contemplare la pace e la quiete in un pomeriggio che volge al tramonto è una sensazione difficilmente descrivibile. Il viaggio prosegue verso Molfetta.

    6. MOLFETTA (BA) - La statale 16 bis dopo Bisceglie arriva a Molfetta, che sulla carta geografica può sembrare un sobborgo a nord di Bari, ma nella realtà è invece una cittadina nord-barese tutta da visitare. Non lasciatevi ingannare dalle luci e dalle insegne della zona commerciale, dell'outlet e del luna park lungo le carreggiate della superstrada Adriatica; Molfetta è tutt'altra cosa. E' una cittadella arroccata su un lungomare che vi lascerà entusiasti. Il centro storico è piccolo e raccolto, ma girarlo una sola volta non basterà. Girerete e girerete, come me, alla ricerca di scorci persi e di qualcosa che vi è sfuggito. Stradine strette, lastricate, chiese romaniche, chiese "della morte", lungomari e bastioni medievali. E dopo il calar del sole tutto ciò che avete visto, va rivisto, perché la luce rosa del tramonto e ancor di più quella notturna delle luci bianche renderà il centro di Molfetta completamente diverso e inedito. Cambiano le atmosfere, i rumori, i silenzi, lo scroscio del mare. Duomo e Cattedrale. Il primo che si affaccia sull'Adriatico, la seconda fuori le mura. Gatti e passi distanti di passanti. Piazzetta del Municipio e appena dietro l'angolo uno scorcio da lasciare senza fiato: la litoranea sud e sullo sfondo le luci lontane di Giovinazzo, altra perla di questo Nord Barese che non mi finirà mai di stupire. Via della Morte e Chiesa omonima. Picchetto davanti all'ingresso ed a una targa che recita l'orario di apertura alle ore 17. Aspetto fino alle 17:25 quando un anziano custode, con molto sciallo (tipico del sud :-))))), sbuca dalle tenebre e con una vecchia chiave arrugginita gira non so quante volte un antico chiavistello. Oltre l'ingresso non mi immagino quello che troverò. Teschi, scheletri, cimiteri sotto di noi, e racconti concitati e dettagliati di una Molfetta dal 1100 ad oggi. Guerrieri saraceni, francesi, spagnoli, congrega della Morte. Mentre fuori è notte, c'è luna (quasi) piena, odore di vita e di amore, e il vecchio custode mi racconta mille cose. Esco e le luci-ombre di Molfetta di notte sono come una magia di un film a cartoni animati di Tim Burton. Passeggio sul lungomare, fumo una sigaretta senza filtro, bevo un caffè e mangio un pasticciotto leccese in un bar, assaporo l'aria salmastra di una Puglia barese dall'acqua alle stradine lastricate di marmo. Al ritorno evito la superstrada, preferendo la vecchia statale 16 che attraversa 4 di queste nove perle del Nord Barese (Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta; le altre sono: Giovinazzo, Bitonto, Terlizzi, Ruvo e Corato - da vedere tutte!) e che mi accompagna verso casa con una luna che sembra farmi da stella polare.

    7. CORATO, RUVO, TERLIZZI (BA) - Un itinerario interessante parallelo alla litoranea Adriatica è sicuramente quello offerto dalla s.p. 231. A Barletta prendere la deviazione per Andria (città famosa, fra l'altro, per l'ottima mozzarella di Bufala), da qui seguire per Corato, Ruvo, Terlizzi (e Bitonto). E' un quadrìo di cittadine nord-baresi che sono le doppelganger delle rivierasche Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta e Giovinazzo. Corato è la prima che incontro, ha una cittadella a forma circolare che si esplora facilmente e in poco tempo. Strade strette e i soliti vicoletti bianchi caratterizzano il suo centro. Ma da notare sono anche gli archetti, alcuni edifici storici (come il palazzo delle Pietre Pizzute) e il Duomo, ricostruzione del millecentesco pre-esistente edificio religioso. Da Corato non ripercorro più la superstrada, ma scelgo una più folcloristica stradina provinciale, che corre, come molte in questa zona, fra alberi di ulivo e muretti di pietra bianca. Ruvo di Puglia è un'elegante cittadina, forse la più bella delle tre viste oggi, che offre monumenti di notevole spessore. A cominciare dalla Concattedrale, uno dei più bei esempi di romanico pugliese. Un dedalo di lastricate viette mi fa perdere in una kermesse variopinta di edifici storici (palazzo Spada, Jatta, Avitaja, ecc...), cioè che resta di un cinquecentesco castello, e la emblematica Torre dell'Orologio, un po' il simbolo di questa città. Ancora strade immerse negli uliveti e si arriva a Terlizzi, ultima tappa di oggi. Il reticolato di viuzze del centro storico, pressoché di forma tondeggiante, convergono tutte verso la Concattedrale di S.Michele Arcangelo. Alle spalle da non perdere l'alta e imponente Torre Maggiore, unico resto dell'antico castello normanno. Da qui in poi, una serie di signorili palazzi (quello De Gemmis, su tutti) e altre chiese minori. L'itinerario condurrebbe a Bitonto, capolinea ideale di questo tour nord-barese entroterreno, ma che ho già visitato l'anno scorso. Rientro verso Barletta, deviando per Andria e Canosa alla ricerca dei resti di Canne della Battaglia, ma una serie di cartelli mancanti mi fa perdere nei boschi di uliveti che in concomitanza con il calar delle tenebre assumono un aria decisamente spettrale. Riacciuffo per caso la s.s. 16 e mi dirigo verso casa. L'area archeologica di Canne è rimandata allo rispuntar del nuovo sole.

    8 - SAN FERDINANDO DI PUGLIA (BT) - Sei bella stanotte Luna, anche se sei calante, e te ne stai lassù e sovrasti tutta quanta la Puglia. Sopra la vecchia Torre dell'Orologio, sopra la Piazza tanto grande quanto vuota e fredda, sopra pensieri, chiacchiere e parole in sottofondo. Alberi di ulivi, fusti di palma, un aranceto colmo di frutta. Passano un paio di auto, una voltante dei carabinieri, quattro amici che parlano dell'oggi e della vita che verrà. Un cane randagio, un topolino che si nasconde sotto una fioriera, tre ragazzi che rollano e fumano uno spinello al riparo da occhi indiscreti. Gli ultimi botti per il nuovo anno e gli ultimi epitaffi per quello che è appena passato. Fumo di sigaretta, malinconie soffuse, pensieri per lei sola e lontana da me. E ricordi di estati e altri inverni, e serate fra amici, sorrisi e spensieratezze. Passano i minuti, le ore e le nostalgie per il tempo che passa e che tutto fa invecchiare. Ma non passa questa malinconia per le cose belle andate e mai più tornate.

    9 - CANNE DELLA BATTAGLIA (BT) - Canne della Battaglia è una interessante area archeologica che si trova nell'entroterra barlettano. C'è l'uscita sulla superstrada 16 "Adriatica", altrimenti dal capoluogo barduliano si prende la suggestiva s.p. 142, detta delle 'Salinelle' - che una volta collegava l'antico centro Canusium (oggi Canosa di Puglia - da vedere il bellissimo Ponte Romano, nda) con la Via Traiana - che costeggiando il fiume Ofanto scorre fra leggere alture collinari e boschi d'ulivo. Della medievale "Cannae" resta ben poco oggi, i resti della cittadella arroccata su un colle alto 60 metri s.l.m. (da cui si domina tutta la vallata), quelli di un antico castello e quelle che dovevano essere le antiche mura di cinta. Testimonianze letterarie e scavi archeologici hanno dimostrato che a Canne erano presenti anche numerosi edifici religiosi, essendo stata per lungo tempo sede vescovile. Di fondazione preistorica (si presume che il primo insediamento risalga addirittura all'Età della Pietra...), Canne è celebre per l'omonima battaglia del 2 agosto 216 a.C., nel contesto della Seconda Guerra Punica, fra l'esercito cartaginese e le truppe repubblicane di Roma. La battaglia si disputò nelle campagne subito al di là del fiume Ofanto (più o meno nei pressi dell'attuale contrada Paolostimolo, fra San Ferdinando e Barletta), ma comunque nelle immediate vicinanze della cittadella, dove erano accampati i cartaginesi. Nonostante la schiacciante superiorità numerica dei Romani (60mila soldati contro 20mila cartaginesi), per Roma fu la più grande sconfitta militare e politica di quei tempi. L'astuzia tattica di Annibale, con una ingegnosa mossa "a tenaglia", riuscì ad annientare e a trucidare la quasi totalità delle milizie targate S.P.Q.R.. Una sconfitta, che come ci insegna la Storia non infierì sull'esito poi trionfale di Roma. Ma Canne della Battaglie resta ancora oggi un luogo dove il ricordo di sangue e di morte è ancora ben presente e tangente nell'aria e nell'irreale silenzio circostante... Dopo la caduta dell'Impero Romano, Canne godé ancora parecchi secoli di prosperità, sia culturale che artistica, fino al XV secolo, quando l'annessione a Barletta e il sorpasso politico proprio di quest'ultima ne segnò un inevitabile declino, fino all'abbandono totale e allo spopolamento assoluto. Canne oggi sarebbe potuta essere una graziosa cittadina medievale, con un bel castello, una piccola cattedrale, tante chiesette e abitazioni a ridosso di caratteristiche viette strette e lunghe. Ciò che resta, invece, è solo quello raffigurato nelle foto qui allegate... Tuttavia, ciò che rimane intatto, è invece l'affascinante e mozzafiato vista della vallata del fiume Ofanto (il più lungo corso d'acqua della Puglia) e del Tavoliere meridionale (l'estesa pianura che va dal sub-appenino Dauno al mare Adriatico). Immersi in un silenzio assoluto e circondati da chilometri e chilometri soltanto da un paesaggio verde incontaminato di uliveti e vitigini, Canne della Battaglia ci lascia in eredità, oltre alla sua millenaria Storia, un posto in cui passeggiare fra le rovine e guardare spettacolari tramonti del sole dietro gli appenini, immersi in una pace e in un relax, che genera una sensazione davvero indescrivibile.

    10 - #IONONVIAGGIOINAUTOSTRADA! - La Puglia, ahimè, volge al termine (fino alla prossima volta.... :-))) ma non, ovviamente, la mia vacanza. Visto che i viaggi di rientro sono, a differenza dell'andata, sempre molto più lunghi (eppure il chilometraggio è sempre lo stesso:-), a questo giro tanto vale che lo sia ancora di più. Mi è sempre piaciuto percorrere strade statali e secondarie, piuttosto che le moderne (?) autostrade italiane, per cui perché non risalire l'Italia attraverso questa statale 16, che da Padova ad Otranto, costeggiando tutta la dorsale adriatica, è la più lunga strada nazionale italiana con i suoi 1000 km esatti? Vedere svincoli e autogrill non è mai stata una mia grande passione. Preferisco le strade urbane ed extraurbane, attraversare cittadine sperdute come paesini texani, fermarmi in baracci lungo le statali e respirare aria di mare, di terra e di asfalto vero, sentire voci in dialetto locale, chiacchiere da osteria, e rendermi conto non di attraversare due punti lontani di una cartina geografica, bensì un intero continente fatto di persone, storie, culture, razze, facce. Fanculo l'A14, i suoi pedaggi, le sue code interminabili e i prezzi dei carburanti cari come una bibita ghiacciata in mezzo a un deserto. Si torna a casa in statale 16 fino a Rimini, poi via Emilia fino a Piacenza. Prima tappa, stasera, ad Ancona. 18 ore di viaggio mi dice tuttocittà.com. Meglio spezzare il viaggio in due e vedermi com'è la città del Conero di notte. E le sue viette, i suoi palazzi, le sue luci e le sue stelle sopra di me.

    11 - STATALE 16 PER ANCONA - La statale 16 fino a Foggia è a doppia carreggiata e molto scorrevole. Dopo la tangenziale nella città del Tavoliere, la strada si ristringe a un'unica carreggiata a doppio senso di marcia. Ai bordi della strada, ad ogni cento metri, cadaveri di cani randagi che marciscono all'aria e prostitute di ogni etnia che regalano qualche minuto di felcità. Dopo San Severo il paesaggio cambia notevolmente: sembra di attraversare un suolo arido e bruciato da un tiepido sole invernale. Alla mia destra si impone orgoglioso il promontorio del Gargano, che mi ricorda di essere in Puglia e non sulla Luna o su Marte. A Chieuti, ultima roccaforte, il cartello con la scritta "Puglia" sbarrata da una linea rossa trasversale mi mette un po' di tristezza. La s.s. 16 fino a Pescara continua a scorrere molte veloce e fluida. Termoli, la prima grande città, è tagliata fuori da una variante esterna, così attraversiamo solo cittadine di mare come Vasto, Torino di Sangro, Marina di San Vito, Ortona e l'imbocco di Francavilla. Il mare Adriatico corre parallelamente a me, mi fermo ogni tanto in una piazzolla ad ammirare qualche insenatura e a fare un paio di fotografie. Rispetto all'Autostrada A14 (che corre più internamente) è tutt'altra cosa il paesaggio che si ammira lungo la s.s. "Adriatica". Una bella tangenziale mi fa saltare Pescara, ma da subito dopo (Città Sant'Angelo) fino a San Benedetto del Tronto il traffico è lento, attraversando tutte le cittadine rivierasche del lungomare abruzzese. Alcune le conosco già. Roseto degli Abruzzi ed immediato è il ricordo di una trasferta di basket del 2008 (all'epoca dell'Edimes Pavia e degli Alcooligans PV, nda) finita male: bottigliate da parte dei tifosi locali, un bandierone a scacchi rosso-nero rubato e il pulmino che noleggiammo per la trasferta fatto letteralmente a pezzi dagli hooligans locali (gomme tagliate, finestrini spaccati, portiere rigate, morale e animo sotterrati). Montesilvano, la sua spiaggia e il suo camping, un ricordo ancora più lontano, un'estate di metà anni Novanta, quando con amici pugliesi godei di una settimana di vacanza nella più longeva vacanza pugliese (all'epoca delle scuole superiori i miei soggiorni estivi in Puglia duravano mesi...). Mi ricordo che nella tenda accanto alla nostra c'erano delle ragazze de L'Aquila, più o meno della nostra età. Una era molto carina e mi piaceva un sacco. Mi promettevo ogni giorno che avrei provato ad attaccare bottone, ma i giorni finirono molto prima dell'arrivo del mio coraggio. All'epoca ero troppo rispettoso ed idealista. Oggi sono molto più pratico e veloce nel beccarmi i due-di-picche... San Benedetto del Tronto, altra trasferta, ma quella volta per il Pavia Calcio. Io arrivai in treno insieme a un'altra persona (gli altri ragazzi, più furbescamente, si fecero il tragitto in auto) e un poco zelante tassista locale dalla stazione ci lasciò allo stadio, ma proprio sotto la curva locale, in un piazzale già affollato di tifosi della "Sambo". La mia sciarpetta bianco-azzurra, come scesi dal taxi e incrociai lo sguardo di non mi ricordo quante più decine di volti che indossavano filamenti rossoblù, si sbiadì come un candeggio andato a male..... E' la Statale dei ricordi, la s.s. 16, penso, mentre la notte scende quasi d'un colpo appena oltrepasso il confine abruzzo-marchigiano. La Puglia è già lontana alle mie spalle, Ancona sembra non arrivare mai, anche se da lontano incominciano a vedersi le mille luci del Conero. La riviera si illumina, il mare sparisce avvolto dalle tenebre, mentre gli svincoli e le gallerie di Ancona mi proiettano su e giù per ripide strade verso la piazza della stazione ferroviaria, dove ho prenotato una camera per la notte all'Hotel Dorico. Doccia, una cena veloce, e un giro per il centro di questa cittadina che non ho mai avuto il modo di vedere - ma di cui ho sentito parlare gran bene - nonostante il mio perenne zingarare su e giù per lo stivale e non solo.

    12. ANCONA - “Siete tifosi dell'Ancona Calcio?” domando guardandomi attorno. Il barista è un giovane ragazzo, testa rasata, basette appena appena scolpite, look molto s.h.a.r.p. e alternativo. “Sì, più o meno” mi risponde sorridendo e versandomi il secondo punch al rhum nel bicchiere. Un adesivo sopra il bancone recita a chiare lettere: “Genoa & Ancona Forever”. Mosè mi ha portato in un posto spettacolare. Uno dei più “popular”, a detta sua, della città. Fuori oltre la strada si vede l'immenso e più grande porto dell'alto Adriatico. Navi da crociera ormeggiate e luci della costa fin quasi a Rimini. “E' un problema se ho la sciarpa del Torino?” domando. Sono in mezze maniche, tatuaggi abbastanza politicizzati al vento ed allineati sul braccio sinistro, ma da sotto la mia maglietta nera sbuca una sciarpetta granata. Meglio mettere le cose in chiaro subito. Il barista ride. “No, penso di no”. “Come siete messi in campionato?” ridomando. “Guarda, chiedi a lui, che lo sa con precisione”. Mi giro alle mie spalle. Un quarantenne con un abbigliamento molto alternativo, giacca militare tipo rivoluzionario cubano anni '50, kefia al collo, capelli corti, ma barba incolta, e chitarra in mano. Sta cercando di strimpellare qualche accordo. Iniziamo a parlare di calcio. E di Ultras. E di politica. E che la curva dell'Ancona, una volta, era una di quelle più politicizzate (rosse) d'Italia, insieme a Livorno e Ternana. Lo ha detto anche Gianni Minà, pare, una tarda notte su Rai Tre o giù di lì. Ora non più, però. Ora la curva dorica è apolitica, dice lui. Le cose cambiano. Le ideologie cambiano. Tutte le cose cambiano... Ma si guarda alla Grecia. In Grecia sta succedendo qualcosa. E gli anconetani, essendo di origine dorica, quindi greca, voltano lo sguardo alla Grecia. Io penso al mio viaggio a Istanbul (cfr. "Road to East Europe 2") attraverso Albania, Macedonia e tappa a Salonicco, e di fatti mi ricordo affissi ovunque i manifesti del K.K.E. (Partito Comunista Ellenico). E mi ricordo tutto quello che la Grecia combatte, strada per strada. Io sono più filo-DonBass, ma i rivoluzionari greci meritano rispetto. Non si discute.... Il Bar del Porto di Ancona entra di diritto nella famosa lista dei miei “Worst European Bar”. Sono baracci, sparsi da Mosca a Lisbona, dove appena ci metto piede dentro mi sento a casa. E non importa se da casa - e per casa intendo solo la fittizia residenza su carta di identità e passaporto - disto 400 km oppure 3 mila miglia. E' l'impatto che conta. Al Bar del Porto di Ancona mi sembra di essere a Casa. Quella con la C maiuscola. Ultras del'Ancona Calcio, intellettualoidi, red-skin, ragazzi con capelli rasta e tipe con piercing sparsi ovunque. Si beve birra, alcolici e super ai tavolini sui marciapiedi di fronte al molo. Mosè mi ha fatto un regalo eccezionale. Mi ha regalato un lunedì sera anconetano davvero incredibile. Sono arrivato in città alle otto, dopo sei ore e mezzo di strada per percorrere sì e no 400 km. Ma li ho percorsi tutti in strada statale, la s.s. 16 per esattezza. Niente autostrade, scelta tecnica. Si rientra così in Longobardia, dalla Apulia, dopo 10 giorni di vacanze invernali. Ho attraversato paesi, città e campagne di Molise, Abruzzo e Marche. Sono arrivato sudato, affamato e stanco. Una doccia all'Hotel Dorico e poi una cena veloce ed economica al kebapparo in piazza stazione (se ci fate caso in ogni città c'è sempre un kebapparo davanti alla stazione: sarà un caso? oppure è una scelta organizzativa di cui noi ignoriamo le fondamenta?). Mosè, amico di infanzia pugliese, che oggi vive qua e fa il veterinario in provincia di Ancona, mi ha recuperato alle 21:45, proprio mentre addentavo l'ultimo boccone di non-so-quale pietanza turco-arabica e sorseggiavo una più italiana (Barese, pardon) birra Peroni da 0,66. Baci, abbracci, saluti, come stai, come non stai, da quanto tempo, ecc. Si parte per un giro turistico in auto per la città vecchia. Visita al centro storico, dal Duomo (che domina una vista stupenda sulla litoranea nord), alle viette strette e alle piazze larghe di una Ancona che non mi aspettavo così bella. Bar del Porto. Prima tappa di un tour, molto breve, ma intenso e alternativo al fighettume di locali che regna sovrano, secondo l'amico mio. Punch, bicchieri di rosso, amari, mentre il baraccio del porto si riempie di ragazzi, parole, chiacchiere e nostalgie. Dopo due sigarette e non so più quanti alcolici si riparte. Continua la turnè alla ricerca di una piazza (p.zza Pertini, nda), che ha un non-so-che di "Est Europeo", mi dice Mosè, conoscendo il mio amore per l'Est. E' vero. Dopo un girovagare per piazze storiche e note, riusciamo a metterci piede. E' uno spiazzone rettangolare che fa capolino con un palazzone grigio di cemento armato a cui l'architettivismo del Socialismo Reale dovrebbe prendere lezione. Figa, mi sembra di essere in una città immaginaria a metà strada fra le periferie di Bucuresti e i vialoni comunisti di Tiraspol. Una colata di cemento, una statua di un elefante (?!?), e in un angolino un chioschetto, gestito da una “Vecchia”, come dice Mosè, “molto Est-europea". Un murales di Pertini accompagna l'ingresso del nuovo baraccio. L'anziana è anziana, ma è più arzilla di una gazzella che ha appena fiutato un leone sulle sue traccie. In meno di dieci secondi ci espone una kermesse di superalcolici che per una volta lascia spiazzato anche me come un portiere che prende gol su calcio di rigore. Mi incuriosisce un Amaro del Pescatore, tipico marchigiano, assicura la donna. Me lo bevo lentamente fuori, su un tavolino della piazza di cemento e socialista-reale, gustandomi l'aria fredda e frizzante di un'Ancona after-hour. Mi fumo l'ultima sigaretta pensando a domani. La statale 16 mi ri-aspetta. L'ho abbandonata stasera nei pressi di Osimo, ma devo riprenderla domattina per ritornare a casa. Almeno fino a Rimini. Poi da lì, la s.s. 9. Perché esistono le autostrade? Le strade statali sono molto più toste. Niente pedaggi, incrocio paesi e città, attraverso l'Italia vera e non quella finta e falsa e ad alta velocità che vogliono proporci ed illuderci le capitaliste compagnie autostradali. “Viaggiate in strade statali!”, penso ad un mio improbabile intervento in un comizio popolare in questa piazza pseudo-sovietica, mentre ingollo l'ultimo sorso di amaro dorico d.o.c.. Sono solo a metà strada, è mezzanotte passata, sono già all'ennesimo amaro della serata, il cielo stellato sembra quello pugliese ma non lo è, Lei mi manca tantissimo e i continui s.m.s. non potranno mai sublimare la sua assenza. Voglio finire il viaggio. E in Statale. Non prenderò quella cazzo di autostrada neppure se qualcuno mi obbligasse con una pistola puntata alla testa. Fanculo. Quando vi ho raccontato dei miei viaggi in Polesine, vi ho forse raccontato di aver viaggiato comodamente in autostrada fino a Ravenna? Col cacchio. Raggiungere il Delta Padano per tre volte sono state tre odissee (cfr. “Badlands Along Po River”). Tornare a casa, questa volta, sarà la regina delle odissee..... Costi quel che costi.

    13. STATALE 16 PER RIMINI - La statale 16 dopo Ancona corre ancora parallela al mare per un bel po'. Fano è attraversata interamente dal mio transito, in modo che passo in maniera indisturbata proprio in mezzo al vecchio e signorile centro storico. Dopo Pesaro la S.S. Adriatica percorre qualche collina e il mare non lo vedo più. Il cambio di provincia e di regione è notevole: come si entra in Romagna, da Misano a Riccione e Rimini è tutto un agglomerato urbano dove non si capisce quando inizia una città e quando finisce l'altra. A gennaio il tutto è un po' spento, immagino che d'estate sia una megalopoli di caos, caldo, umidità e consumismo esasperato. Sono fermo ad una stazione di servizio di GPL, lungo la circonvallazione di Rimini, nei pressi del palasport... Ricordi di trasferte, sempre ai tempi del basket, al seguito degli Alcooligans PV. Anni passati troppo velocemente, mentre i ricordi, oggi, stagliano spesso malinconici e nostalgici, e il groppo in gola è difficile da mandar giù come gli ultimi sorsi di una birra calda e acquosa che sorseggio quasi annoiato. La s.s. 16 prosegue in direzione Ravenna (dove poi si dirama la s.s. Romea per il Delta e il Polesine, nda) e per ultima Padova; io devo quindi abbandonarla fra pochi km ed imboccare, invece, la s.s. 9 "Via Emilia", che mi condurrà attraverso le città dell'Emilia-Romanga verso casa.

    14. SOSTA A FAENZA (RA) - Sulla tangenziale di Rimini un ragazzo di colore chiede alle auto incolonnate al semaforo rosso davanti a me se può in cambio di 50 cents lavare il parabrezza. A me non lo chiede neanche. Mi guarda in faccia, mi sorride ed inizia a schiumare il vetro e a detergerlo con una spazzola, nonostante i miei ripetuti "no". Alla fine gli mollo 1 euro e mi domando perché è bastato guardarmi in faccia per andare a colpo sicuro... Forse sa che sono un pazzo anticonformista ("Estremista" come mi chiama il mio amico Dante di Reggio Emilia) e che sto risalendo l'Italia da Sud a Nord percorrendo solo strade statali? Sono partito ieri dalla Puglia, mi sono fermato stanotte ad Ancona, e ripartito stamattina alla volta della s.s. 16. A Rimini incomincia la Via Emilia, che mi condurrà fin quasi a casa. Ormai è praticamente quasi tutta pianura, il mare è un lontano ricordo, così come le vacanze invernali che volgono al termine. Ma non la mia pazza voglia di completare il percorso in statale, anziché in autostrada. Appena arrivo a casa stasera creerò l'hashtag "Io-non-viaggio-in-autostrada". Tiè!!!... La provincia di Rimini è grande poco più di uno stabilimento balneare: infatti, come oltrepasso la bella e antica Sant'Arcangelo di Romagna, arroccata su un colle, sono già in quella di Forlì-Cesena. Tangenziali e svincoli, la Via Emilia per ora non si addentra nelle città come la Adriatica, così le uniche cose che vedo di Cesena, Forlimpopoli e Forlì sono solo corsie, guard-rail, indicazioni e stazioni di servizio. Purtroppo non si vedono neppure osterie o bettole da camionisti dove poter pranzare con menù fissi ad un deca o poco più. Così mi viene in mente Faenza. E dal classico cilindro magico estraggo un coniglietto rosa, simpatico e buffo, ma intriso di tanti ricordi. Ancora il basket. Ancora i tempi andati. Ancora gli anni, credo, più spensierati della mia vita. Con gli Alcooligans Pavia ci muovevamo spesso in treno. A volte in pullman assieme all'altro gruppo, la Gioventù, ma spesso per i fatti nostri. Faenza era una di queste ultime modalità. Avevamo beccato la prima volta incamminandoci lungo la strada che dalla stazione porta al palazzetto (dove giocava le partite casalinghe l'Andrea Costa Imola) un chioschetto, che vendeva piadine e quantità mostruose di vini e alcolici a prezzi irrisori. Parlo di una decina di anni fa. Un bicchiere di Sangiovese a 60 cents..... Fu la fine. Il baraccio di via Medaglie d'Oro, divenne negli anni, per le trasferte a Faenza, la nostra insostituibile tappa intermedia. Bicchieri di vino, brindisi, cori, casini, ecc... L'anziano gestore ci serviva impassibile. Noi bevevamo e perdevamo parecchio tempo. Credo che non fossimo mai riusciti a vedere il primo quarto di Imola-Pavia. Mai.... Sono passati così tanti anni che mi stavo chiedendo, percorrendo la Via Emilia ed in prossimità della città faentina, chissà se quel chiosco ci sarà ancora. Le cose cambiano, il tempo passa, tutto si ammodernizza e si conformizza sotto l'avvento incessante delle nuove ere, fatte non più di vividi ricordi, ma di grigie apatie... Ma i ricordi belli, seppure passati, non muoiono e non cambiano mai.... Eccomi, allora, che sono riuscito a ritrovare questo antico ritrovo di sbronze e di pomeriggi spensierati. Quando con sciarpe rossonere e felpe griffate Alcooligans brindavamo ad ideali che all'epoca ci sembravano immortali...... Oggi sono qua da solo, dopo così tanti anni, che sorseggio ancora un bicchiere di Sangiovese (il prezzo nel frattempo è cambiato, oggi costa 70 cents :-))))))))), servita dallo stesso anziano gestore di allora, mangiucchiando una piadina romagnola e ripenso a quegli anni e agli amici di allora. Nel silenzio distratto solo dal brusio del traffico magicamente mi sembra di sentire per un attimo i vecchi cori; mi giro alle spalle e vedo ai due-tre tavolini sotto il portichetto tutti quanti noi ancora insieme, ancora uniti, ancora un gruppo, che cantiamo "Forza Pavia alè alè alè"..... e sotto con altri giri di Sangiovese a 60 cents :'-)

    15. VIA EMILIA PER REGGIO - Reggio Emilia, centro commerciale Ipercoop. Ultima sosta di questo estenuante on-the-road Puglia-Lombardia solo su strade statali prima del capolinea. Devo consegnare un pacco al mio amico Dante, nativo pugliese, ma ormai trapiantato in Emilia da anni. Dopo la tappa di Faenza, la via Emilia diventa una linea dritta e lunga, e taglia le città (Castel Bolognese, Castel San Pietro, Imola, Ozzano) come burro. Solo Bologna e' circonvallata da una lunga tangenziale che costeggia l'ultimo tratto di A14. Risbuco in Emilia e il paesaggio è lo stesso di prima, ma qui, da Modena in poi, riprendono le varianti esterne, così i centri cittadini li vedo delle tangenziali. Sembra di viaggiare verso il sole che tramonta, di star per arrivare, ma i chilometri seppur diminuendo danno l'irreale impressione di non finire mai. A Reggio Emilia esco dalla tangenziale ed aspetto il mio amico Dante; il puntello telefonico è stato fissato nel parcheggio dell'Ipercoop, all'uscita 5. Attendo una decina di minuti il suo arrivo. Intanto, oltre un paio di capannoni, intravedo i riflettori e le tribune dello stadio Mapei, ex "Giglio", di Reggio Emilia, teatro di nefasti ricordi legati al mio microcosmo calcistico. Una trasferta, vittoriosa del Pavia, anni fa, che però sancì la nostra matematica retrocessione... E ancora più dolorosa fu, sul finire degli anni '90, uno spareggio promozione del Torino Calcio contro il Perugia. Lo stadio, un colosso immenso e gigantesco, davvero sproporzionato per la piccola cittadina di Reggio, era quasi interamente affollato di tifosi granata. Io, insieme a non so più quante centinaia e migliaia di tifosi del Toro, ero stipato in una delle due curve. Dopo i supplementari lo spareggio si decise ai calci di rigore. L'ultimo, quello decisivo, un certo Dorigo lo spedì dritto sul palo. Sentii la curva dei perugini esplodere di gioia, mentre il silenzio più mortifero e tenebroso calò dalla nostra parte... Quando un camion con un lampeggiante giallo sulla cabina appare dall'altra parte della super-strada capisco che il mio amico è arrivato e che devo raggiungerlo in auto e stargli dietro. Lo seguo fino in una zona artigianale periferica, dove ci imbuchiamo in un baretto elegante e raffinato con vista tangenziale e uno dei noti ponti di Calatrava. Si beve un caffè, si ride, si scherza, si parla della Puglia, di quanto bella è, ma che senza un lavoro stabile è deleterio provare a viverci... Quanto sano realismo che, ahimè, giustamente soffoca i miei romantici sogni di trasferirmici un giorno... Saluto Dante, con la promessa di rivederci uno dei prossimi week end, in terra emiliana oppure in quella mia pavese. Quando mi rincammino la notte scende di colpo. Il traffico sulla via Emilia in direzione Parma diventa lungo e tedioso. Ne approfitto per fare l'ultimo pieno di G.p.l. a uno dei tanti distributori lungo la s.s. 9.

    16. EPILOGO - Il buio della notte e le luci delle tangenziali prima di Parma e poi di Fidenza mi catapultano oltre gli ultimi baluardi. A Piacenza, infine, cominciano ad apparire timidamente le prime frecce indicative per "Pavia"... Il viaggio è davvero al termine. Sono esausto, ma ne è valsa la pena: attraversare la penisola in strada statale, è stata un'esperienza eccitante e costruttiva. Un viaggio di 800 km durato due giorni, con tappa serale-notturna ad Ancona. E poi altre piccole soste. Ho visto l'Italia, quella vera, quella della riviera adriatica prima e della immensa pianura padana poi, anziché gli asettici autogrill e gli svincoli autostradali. Ma la bella esperienza non toglie la malinconia che la Puglia è tornata ad essere centinaia di chilometri lontana da me. E da domani ricomincia il nuovo count-down fino al prossimo viaggio... C'è solo una piccola cosa che mi consola. Poterla rivedere. Lei. E abbracciarla forte. E stasera lo farò. E vorrò non staccarmi più... C'è un ultimo aneddoto che mi viene in mente tuttavia prima di sprofondare nella apatia ed abulia della vita padana. Qualche estate fa, una giornata in Salento con Mario, Gennaro e Nunzio, tre amici pugliesi. A Santa Maria di Leuca, la punta più estrema del tacco d'Italia, laddove si incrociano i due mari, Adriatico e Jonio, e dove la litoranea di baie e insenature assume contorni e sfondi incontaminati ed incantevoli (cfr. "Adriatic Road"). Siamo a bordo di una piccola imbarcazione che organizza escursioni guidate alle grotte marine di Leuca. Ci sono anche altri turisti. Il mare è pazzesco, tutto ciò che vedo (grotte, fondali marini, ecc...) è un meraviglioso ed indescrivibile paradiso naturale. Un uomo tedesco, lì con moglie e bambino, si tuffa in quelle stupende acque e dopo un po' riemerge e risale a bordo con un'espressione così eccitata ed euforica che il bambino sembra lui. In un maccheronico italiano riesce a sillabare: "Bella Puglia! Bella Italia!"....... Già...... proprio vero.... :'-)))))

    Edited by Liutprando - 8/11/2020, 17:36
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Comments
  1. milena1
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    Bellissimo viaggio! Che abbiamo fatto leggendoti! Grazie
     
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