1 – Il risveglio è dolce. E’ come passare da un sogno all’altro, cullati dall’impercettibile dondolio del treno che sta rallentando. Non mi ricordo quando mi sono addormentato. Ma mi ricordo cosa stavo sognando. C’erano campi e distese di verde, poi una città. La raggiunsi, con amici che non sono più nella mia vita ma che hanno preso strade diverse. Una strada, palazzi, una ferrovia a binario unico, un fiume in lontananza, i colori dell’autunno sopra ogni cosa, a perdita d’occhio. Un gran senso di pace. Che non è nella mia vita. Un rimpianto, perduto in Est Europa, lontano, irraggiungibile come un’alba. Una quiete dolce e tenera che riesce appena a strapparmi un sorriso.
Apro gli occhi lentamente. Enormi grattacieli di cemento e di cristallo. Svettano oltre la ferrovia e i tralicci dei fili elettrici. Li osservo come se per la prima volta vedessi dei giganteschi e mastodontici colossi che padroneggiano un paesaggio fatto di acciaio, catrame, asfalto e nuvole grigie intrecciate fra loro in un aiuola di cielo. Lo scioccante e abbagliante Centro Direzionale di Napoli. E tutto alle spalle la megalopoli che si arrampica verso i Colli Aminei. E ancora tutto attorno la Napoli vecchia, cuore pulsante di una megalopoli che si estende eterogenea dal mare alla montagna, dal vecchio al nuovo, dalla litoranea di Pozzuoli alle pendici del vulcano Vesuvio.
Napoli Centrale. In perfetto orario. Anzi, con qualche minuto di anticipo. L’Italo ha volato, letteralmente, sulla terra italica, correndo a 300 km/h sulle linee dell’alta velocità che collegano Milano con Bologna, Firenze, Roma, e poi la Campania. Quattro ore per percorrere i 763 chilometri di distanza dalla stazione di Rogoredo. Quattro ore, seduto accanto a un finestrino, di pensieri, di ricordi, di perché, di chissà, di se, di ma.
Un sole caldo fa breccia improvvisamente fra le nuvole grigie. Si alza il sipario e Napoli mi appare in scena come se mi stessi incamminando lungo un gigantesco sipario vivente. Mi avvio verso la Metropolitana: si scende con imponenti scale mobili che sembrano sospese nel vuoto in una voragine senza fine. Linea 1, la “gialla”, che collega, per ora, Piazza Garibaldi (accanto al terminal ferroviario) con Piscinola (Scampia) – è in costruzione un prolungamento verso nord-ovest che farà di questa linea una circolare perfetta. La “1” corre nelle viscere di Napoli, sale sulle alture del Vomero, sembra arricciarsi a spirale su sé stessa fra Salvator Rosa e Medaglie d’Oro, e incrocia altre strade ferrate: la metro-ferroviaria da San Giovanni Sbarra a Pozzuoli, le funicolari nei pressi di Vanvitelli, che portano giù, verso Montesanto (dove si prende la Circumflegrea) oppure verso Chiaia e Mergellina, la linea 6 e la Cumana per Torregavetta.
«Napoli è come New York! – mi dirà questa sera Jeanne, la mia editrice, alla libreria Mondadori – Puoi girarla da cima a fondo...
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