MIRKO CONFALONIERA


Replying to ROAD TO SERIE A2

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  1. Posted 14/10/2021, 20:54
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    La trasferta di Piombino inizia con un pneumatico bucato. Proprio così. Altroché partenza intelligente per essere in Toscana relativamente di buon’ora. Alle ore 9:45, quando arrivo proprio davanti alla casa di Kava, lo vedo fuori in strada, insieme al figlio, che gironzolano sconsolati attorno alla Peugeot 208 con la quale saremmo dovuti partire a razzo verso il PalaRavizza di Pavia e, da lì in poi, verso le terre livornesi. Col caxxo! Un anno e mezzo senza trasferte (l’ultima collettiva è stata a San Giorgio su Legnano di due stagioni fa, tralasciando la sfida di Super Coppa a Crema di settembre) ed eccoci qua: con il morale a mille, ma tutto d’un tratto sgonfiato come 'sta ruota bucata spatasciata sull’asfalto. Kava non si perde d’animo, però. Gonfia la ruota con il mini-gonfiatore elettrico e una volta stabilizzatolo siamo tutti e tre a bordo, direzione Norauto del "Carrefour" sulla Vigentina di Pavia (l’unico meccanico aperto di domenica in tutto l’universo conosciuto!). Nel frattempo avvisiamo gli altri compagni di trasferta (Fiora, Ale e Depla) che abbiamo avuto un “piccolo” contrattempo, così il ritrovo è spostato nel parcheggio del centro commerciale.
    La signorina dietro lo sportello della filiale ci dice che la macchina può essere messa a posto solo nel pomeriggio (peccato che nel pomeriggio dobbiamo essere già due regioni più a sud della nostra!), così mentre Kava supplica la fanciulla di trovare un buchino per cambiare la gomma, arrivano gli altri. Si fa l’affare: la gomma sarà sostituita nel giro di un’oretta. Così ne approfittiamo per fare un salto all’interno della galleria del C.C., soprattutto per prenderci dei robusti caffè al baretto, per guardare un PC di ultima generazione e cercarmi alla libreria un libro di Joe Lansdale che non c’è.
    La macchina viene consegnata puntualmente e così a bordo di due automezzi (siamo 6 in tutto!) possiamo partire alla volta della Toscana con (solo!) un’ora di ritardo sulla tabella di marcia. Tangenziale est, poco traffico: giù verso la S.S. Bronese, poi dritti verso quelle infernali autostrade che io odio tanto (#iononviaggioinautostrada). Qua ci sono costretto. Prendiamo l’A21 al casello Broni-Stradella, direzione Piacenza, poi un tratto di Autosole, finché nei pressi di Parma non imbocchiamo l’Autostrada della Cisa. Io ho fatto cambio di auto e sono passato su quella di Fiora, dove c’è seduto dietro Ale, mentre Depla ha voluto a tutti i costi salire su quella di Kava e del piccolo Riki. Pit-stop al primo autogrill dell’A15: c’è chi scende per mettere a posto nuovamente la pressione dei pneumatici, chi fa un po’ di benzina, chi ne approfitta per andare in bagno e chi semplicemente fa due passi per sgranchirsi le gambe. Nel frattempo pianifichiamo di fermarci a Livorno per pranzare e siccome Kava dice che ha una voglia matta di assaggiare il caciucco alla livornese, mi viene in mente una trattoria, conosciuta anni fa, dove il caciucco e ogni quant’altro ben di Dio a base di pesce lo cucinano in maniera “tosta” e a prezzo davvero contenuto. Si chiama “Stuzzicheria di Mare”, si trova a Livorno in Piazza Mazzini, davanti a un’insolita statua del “Che Guevara” (eh! Livorno è sempre stata un po’ "rossa"...), un locale che ho conosciuto una sera grazie a due amiche toscane – altrimenti mai sarei riuscito a scovarlo nonostante i miei continui giri e rigiri sulle lunghe strade statali italiane. Come sempre, infatti, i locali suggeriti dalla gente del “posto” sono sempre di gran lunga superiore a qualsiasi “ristorante” scovato su internet e con mille stellette di media su TripAdvisor. Piccolo pensiero personale a parte: andate a mangiare dove vanno a mangiare le persone del luogo, non dove vanno i turisti che arrivano da ogni dove. Alla “Stuzzicheria” mi dicono prima che c’è posto per le due, poi per le due e mezza, infine per le tre, infine "NO, mi spiace, non c’è un tavolo per sei, ma prova a chiamare l’altro nostro locale, quello nel quartiere “Piccola Venezia”, si chiama Stuzzicheria di Mare in Venezia" (anche se siamo a Livorno?). Telefonata, presentazione e tavolo per 6 prenotato alle ore 14:15 a nome mio in via Scali delle Ancore.
    Il viaggio prosegue dritto con gigantesche gallerie che ci inghiottono, mentre Fiora vuole che gli racconti i miei epici viaggi a bordo della mia Matiz GPL quando scollinai per la prima volta il Passo Cisa lungo l’impervia Statale 62. Vi rimando ai miei diari di viaggio. Meglio ancora al libro "Io Non Viaggio in Autostrada" (pubblicità non occulta, ma proprio palesissima!). Sbuchiamo in Toscana, ma per poco, poi il pezzettino di Sarzana, che è Liguria, poi di nuovo Toscana, stavolta per sempre. Arriviamo nella città portuale di Livorno alle due in punto. Parcheggiamo in pieno centro (con la classica botta di “culo” nel trovare un posto a pochi passi dal locale) e ci incamminiamo lungo le calli della “Piccola Venezia”, quartiere così chiamato perché ricorda per i suoi canali la celebre città lagunare. Arriviamo alla trattoria, ci accomodiamo a una grande tavola rotonda che sembriamo Re Artù con i suoi cavalieri (pochi ma buoni) e ordiniamo subito da mangiare e da bere. C’è chi prende un piatto di pasta, chi un primo di mare, chi come me, Kava e Depla tre belle porzioni di caciucco e una bottiglia di vino bianco frizzantino che dura come una tripla dai 6,25. Nota culinaria: il caciucco è una zuppa di pescato “povero” (polpi, seppie, cicale, scorfani, ecc.), un piatto tipico di ogni regione italiana che in ogni posto diverso assume anche nomi diversi: è detto “Brodetto” sulla riviera Adriatica da Fano a Vasto (ma con mille varianti), è detto “Ciambotto” sulla Puglia di levante, mentre qui a Livorno il “Caciucco” è già diverso e differente da quello omonino di Viareggio. Divergenze a parte, il piatto tipico livornese è di una prelibatezza unica. Applausi al cuoco (e alle cameriere). Non sazi ordiniamo quasi tutti un secondo a base di frittura di calamari – credo la migliore che ho mai mangiato in vita mia! Per terminare il lauto pasto io mi delizio con un “ponce” livornese, un ammazza-caffé tipico della zona: caffè ristretto caldo + rhum al caramello + scorza d’arancia. Manca solo un gol di Lucarelli sotto la curva delle B.A.L. e saremmo a posto! Andiamo alla casa a pagare il conto: solo 24 euro a testa! Partono i cori per i ragazzi dell'osteria! E abbiamo mangiato benissimo, con i piatti di pesce che sapevano di Mare! (non di plastica come quelle “robe” surgelate che hanno i nostri supermercati della Val Padana….). Segnalo, inoltre, l’elevato tasso di gnoccaggine delle cameriere che ci hanno servito! 🙂 Ci torneremo! Paghiamo e al mio “Sempre e solo Pisa merda e Forza Livorno!” parte un "Olè" generale di tutto lo staff dietro al bancone. Risaliamo sulle macchine e abbandoniamo la città labronica in direzione ancora Sud.
    Dopo gli ultimi malefici tratti autostradali dell’A12, finalmente ci gettiamo sulla superstrada gratuita “Nuova Variante Aurelia” che ci porta dritti in Maremma. Ci vuole ancora un’ora abbondante verso la nostra destinazione ma io, anziché chiacchierare come prima o confutare il paesaggio, sprofondo in una pennica tipo coma irreversibile. Mi sveglio che stiamo entrando nella cittadina del Basket Golfo. Alcune frecce stradali indicano la dicitura “Sardegna”, altri “Riotorto” - una località balneare che conosco molto bene. Arrivati al “Palasport” (ci vorrebbero almeno una decina di virgolette) mi viene voglia di abdicare, raggiungere il primo bar del quartiere e stare lì a cacciare giù shot di ogni superalcolico come se non ci fosse un domani e provarci con la barista di turno. Un tendone (da circo!!!) che sorge nella zona a ridosso del porto, che da fuori sembra una di quelle tensostrutture dove dentro ci vai un lunedì sera con amici per la solita partitella di calcetto dopo il lavoro e prima di una pizzata in compagnia... Invece lì, proprio "lì" dentro, i “nostri” dovrebbero giocarci una partita di serie B di pallacanestro che già mette in palio punti pesanti... No, vabbè... Dopo essere stato convinto (ma neanche tanto) da Kava (che mette altra ironia sulla struttura) a entrare, accetto sconsolato il mio destino. Tappa ai bagni, che sono praticamente dei cessi chimici posti nel piazzale del tendone. Okay, adesso mi sto veramente stufando. E non ho ancora visto nulla! Dentro, sotto l’enorme volta del “tendone”, c’è un campo da basket e lungo il lato lungo è disposta una gradinata con i gradoni in alluminio. I ricordi di trasferte all’epoca lontana della “Gioventù Longobarda” e degli “Alcooligans” in santuari sacri della palla a spicchi come il PalaDozza di Bologna, l’Adriatic Arena di Pesaro o l’RDS Stadium di Rimini mi appaiono come pugnalate cariche di nostalgia al cuore. Becchiamo il Lele C., il mastro GM della società. Non lo saluto quasi, la prima cosa che gli dico è:
    “Promettimi che questo è l’ultimo anno che giochiamo in posti del genere!”
    Scoppia a ridere e si limita a rispondermi:
    “Lo spero tanto anche io!”
    Ci accomodiamo nel “settore ospite”, praticamente un terzo della gradinata diviso dal resto da un piccolo cancelletto. Vorrei sprofondare. Ho visto alcuni dei più bei palasport d'Italia e guarda ora dove sono finito. Esponiamo solo un bandierone a scacchi biancazzurri. Salutiamo Mattia Venucci, indimenticato EX di due stagioni fa (“Il fenomeno, il fenomeno, il fenomeno ce l’abbiamo noi!”). Manca ancora una mezz’oretta e c’è chi ne approfitta per l’ultima sigaretta, qualche selfie e due o tre chiacchiere. Finalmente le ore 18:00! Palla a due e via! Nel frattempo il “palaTendone” si è riempito, per quel poco che possa riempirsi, e oltre a tanti tifosi “distinti” un gruppo di ragazzotti dietro lo striscione “Ultras Marea Gialloblù” stanno facendo un casino dell’anima. Non sono tanti, ma l’acustica permette loro un rimbombo assordante. Fare tifo dal nostro canto e cercare in 6 di soverchiarli è praticamente impossibile finché canteranno così! Allora ci mettiamo d’accordo “per farci sentire” con cori “secchi” durante le loro pause. Il trucchetto funziona e il risultato viene bene. La partita in campo si mette altrettanto bene per Pavia, nonostante (almeno sulla mia macchina) le previsioni fossero tragiche constatate la perdurante assenza del nostro totem Diego “O.K.” Corral (con tanto di stampella presente eroicamente pure lui nel settore ospite) e l’incognita di giocare in uno dei catini più caldi del girone. Ai canestri e successivi boati dei padroni di casa non ci scoraggiamo e cerchiamo di mantenere un ritmo costante nei cori e nel tifo. I ragazzi giocano bene, anzi benissimo, e prendiamo un lauto vantaggio, tant’è che col passare dei minuti il tifo casalingo cala lentamente ma progressivamente, il che ci permette a noi "amici miei" di farci sentire sempre di più. Il terzo quarto, il periodo che ammazza il match, nel quale i nostri giocatori magliati Riso Scotti (che figata di sponsor!) mordono con un micidiale cocktail a base di difesa “non si passa” e bombe da tre punti “che scansati e basta”, è quello che permette anche a noi irriducibili in gradinata ospite di salire un po’ in cattedra e di sciorinare tutto il nostro repertorio di cori e inni - il più bello per me è e resta:
    Biancazzurro è il colore della maglia,
    biancazzurro è tutto per me,
    contro leggi, diffide e repressione
    sono nato per sostenere te.
    Abbandono lavoro e famiglia,
    la ragazza mi lascia perché
    in Italia, in Europa e nel Mondo
    il mio posto è solo accanto a te.

    Nei minuti finali, acquisita matematicamente la vittoria, c’è un coro per tutti i giocatori della nostra squadra, tipo “titoli di coda” al vecchio cinema Kursaal dopo un interminabile film durato un’ora e mezza seduti su quegli antichi e nostalgici sedili duri come il cemento armato. Subito dopo la sirena la squadra viene tutta sotto la curva a darci il “cinque” e a ringraziarci per il supporto, mentre noi ricambiamo per il bel gioco offerto in campo e la grande vittoria per 80-60! Quanto tempo (forse anni?) era che non vincevamo di 20 punti in trasferta?!? E per di più in una trasferta ostica come questa di Piombino? Sembra incredibile! Restiamo qualche minuto in più all’interno del “tendone”, dopo il "rompete le righe", per aspettare e salutare Mattia Venucci, oggi per la prima volta affrontato da avversario. Risate, strette di mano, battute, ma anche un po’ di nostalgia! (Tantaaa!).
    Si riparte. Risaliamo sulle macchine e "decolliamo" alla volta di Pavia, con una sosta semi-veloce in un autogrill per rifocillarci solo di un paio di panini ‘smart’ - ma c’è chi ha ancora fame e si mangia un piattone di carne grigliata! Il resto del tragitto è un lungo sonno… condito da altrettanti intensi sogni… sogni di serie A? Forse. La notte che è già calata su ogni cosa, nome, animali, città ha forse in serbo la risposta. Io me la risparmio. Altri viaggi, altre trasferte, speriamo altre vittorie, ci attendono su questa lunga strada, che autostrada non è, ma è quella linea sottile che tutti noi speriamo ci riporti verso l'Eden promesso della serie A. Tutti a Empoli!

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